Mi sono sempre piaciuti gli aeroporti, quelli piccoli ma soprattutto quelli grandi. Mentre cammini ti scorrono ai lati gli sportelli di assistenza e i check-in delle compagnie aeree: da quelle europee a quelle piú lontane, con nomi esotici, a volte impronunciabili. Inevitabilmente ti vedi proiettato verso mondi lontani, ad ogni passo sei in un continente diverso.
Arrivo a El Prat alle 7.15 per prendere un volo che parte alle 8.45 … proprio io che arrivo sempre in ritardo rimuginando nella testa quanto sono tonta e che la prossima volta impareró, ho deciso di seguire il consiglio di Szilvia di muovermi con bastante anticipo; ovviamente l’unico pensiero durante tutto il tragitto era “perché mai dovrei sprecare preziose ore aspettando un aereo in aeroporto. E cosí arrivo qui che sono ancora in dormiveglia.
Mentre il corridoio che porta dalla Renfe alla sala check-in si accorcia, sorrido dentro pensando che ormai, in poco piú di due mesi, gli aeroporti mi sono diventati quasi familiari.
Sono ancora in una dimensione onirica, e mi diverto guardando gli sportelli delle compagnie aeree con le destinazioni piú svariate, il look delle persone che sono con me in coda, o che incrocio passando: quanti bagagli portano, se hanno le facce stanche, serie o divertite (questi ultimi vanno in vacanza), come sono vestiti - e qui potrei aprire un altro capitolo, quasi meglio dell’analisi fatta allo stadio Meazza in tribuna durante le partite dell’Inter, dove anziché seguire le partite puoi tranquillamente farti una cultura sulle ultime collezioni di Gucci e Prada -, con chi viaggiano, cosa comprano al Duty Free Shop…
Il mio volo è in ritardo di due ore, con tutti gli accidenti del caso che mi svolazzano nella testa, cominciando dal ricordo delle 4 ore di sonno. Beh, ho tempo per allargare le mie riflessioni: ad esempio facendo un’ autoanalisi del perché io viaggi sempre con le mani piene di roba che dovrebbe stare in borsa, e la borsa che in ogni caso fa fatica a chiudersi…
Penso anche che mi piacerebbe dare un filo conduttore a questo anno che si prospetta piuttosto vagabondo: non so, collezionare carte d’imbarco, o fotografare qualcosa di indicativo di ogni aeroporto.
Recupero uno stralcio scritto qualche tempo fa durante un volo Bari – Milano…
11/02/08
Decollo
Sono mesi che cerco disperatamente un’idea, un unto di partenza, un’ ispirazione.
È come se avessi raggiunto un punto di saturazione: lavoro, pausa pranzo, orario, scadenza, riunione, training… la mia vita sta procedendo sui binari, ho bisogno di deragliare: spazi aperti...
Poi stasera all’aeroporto di Bari una strana sensazione di appartenenza.
Credo che la partenza migliore sia quella notturna; ricordo la prima volta che sono arrivata al mattino: con il naso letteralmente appiccicato all’oblò, percorrendo palmo a palmo la costa del Gargano, com’era largo! Nella mia mente di bambina è sempre stato stretto e lungo, piú probabilmente bidimensionale; lo vedi bene dalla spiaggia di Margherita se guardi verso nord.
Vieste, la bianca Peschici, perdendomi nei fantastici laghi costieri di Lesina e Varano, e poi giù con grande sforzo fino alle Tremiti, socchiudendo un po’ gli occhi per scorgerle nella foschia… che meraviglia…
Però penso che il meglio sia proprio la partenza serale: l’aria è quasi sempre tersa da queste parti. E aggiungiamoci che ogni volta che parto c’è quella nostalgia sottile sottile di lasciare la famiglia, quella nascosta sensazione di non aver condiviso tutto al 100%: i genitori, ma soprattutto Romi, mio alter-ego, mia croce e delizia…ah ah se mi sentisse!
Ma torniamo al decollo. La costa ormai la conosco a memoria istruita dai numerosi viaggi con mamma e papá verso Bari e ritorno, contando i paesi che mancavano all’arrivo; e mi diverto a riconoscere le città man mano che ci passiamo sopra, seguendo un po’ la sequenza geografica, un po’ la forma del porto o i monumenti: quelle che preferisco sono ovviamente Bisceglie, con il suo grande porto a semicerchio, Trani: inconfondibile con la zona centrale del porto tutta illuminata dalle luci dei locali, e con la meravigliosa cattedrale; ma anche Barletta, Molfetta.. se sono fortunata riesco a vedere persino Bari di cui mi piace un sacco ripercorrere la città vecchia e il castello, fino a piazza del Ferrarese, e immagino la gente, i negozi, i locali…
L’entroterra lo conosco un po’ meno: Andria, Canosa, cerco piuttosto di orientarmi, o di tirare a indovinare le città attraverso qualche monumento che potrei conoscere. Il mio cavallo di battaglia è come sempre il Castel del Monte, anche un tonto lo riconoscerebbe.
Il decollo pugliese è strano e indescrivibile: è un paesaggio familiare e misterioso allo stesso tempo, ecco un cielo stellato al contrario: immaginate un tappeto nero nero; qua e la agglomerati più meno estesi o intensi di luci gialle, nettamente separati tra di loro, dalle forme e dimensioni differenti tra loro… il mio viaggio “sopra” la via lattea.
venerdì 19 dicembre 2008
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