giovedì 16 aprile 2009

Parigi

Due cose mi mancano incredibilmente in questo periodo: gli amici e una casa.
È curioso, erano le ultime due cose di cui credevo avrei mai sentito la mancanza!
Vivendo lontano dalla famiglia da tanti anni, gli amici sono sempre stati la mia famiglia, una famiglia numerosa e preziosa, una fortuna. Ne ho sempre avuti tanti benché, come per tutti, pochi siano quelli veramente importanti; alcuni di questi sono sempre stati vicini, altri lontani da me eppure siamo riusciti a mantenere un rapporto stupendo.
Un amico: che si viene a prendere il caffè per perdere un po’ di tempo chiacchierando; che si spupazza te i tuoi pianti un intero weekend perché hai litigato col fidanzato; che torni da Barcelona all’una di notte e ti dice vieni a dormire da me che almeno domani mattina hai il caffè e i biscotti per fare colazione; che quando sei nella stessa cittá cascasse il mondo vi dovete vedere almeno per un saluto; che tu gli dici vengo a trovarti con due persone prepara i letti per tutti; che non vi vedete da 2 anni e sembra ieri; che ti chiama ogni tanto solo per sapere come stai; quello che tu non ti fai sentire mai e non si arrabbia, anzi ti dice ero preoccupato perché non mi chiamavi…
E potrei andare avanti; potrei usare un aggettivo maschile o femminile, singolare o plurale, sarebbe lo stesso.
Per non parlare della casa: da quando ho memoria la casa è il luogo dal quale non vedo l’ora di allontanarmi! Mi sono sempre identificata con quella che Baudelaire definí “la grande maladie: horreur du domicile”.
Eppure che strano, la casa è pur sempre una cosa che ci identifica, ci rispecchia, contiene una parte di noi e la custodisce anche quando siamo in viaggio, in vagabondaggio, in walkabout… come adesso…

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