
Istanbul risveglia anche i morti. E ha risvegliato spontaneamente la mia voglia di scrivere assopita ormai da tempo. Assopita altrettanto spontaneamente nel tepore di notti sotto il piumone e tra mille cuscini, di nuove serate, del rush lavorativo che si fa ormai sempre piú pressante. Ma questa notte non è fatta per dormire né per alcuna delle altre cose; no, questa notte è fatta per scrivere.
Ieri parlando con Erkan a proposito del “city center” lui mi ha spiegato che qui non esiste un centro cittá, ma tanti centri di tante cittá, in una… ed è vero.
La dualitá di Istanbul si vede subito nelle sue parti principali: quella islamica curiosamente addossata sulla sponda europea, e quella occidentale e moderna ancora piú curiosamente distribuita sulla sponda asiatica. Ma poi ci sono ancora il centro storico, il centro politico, il centro del business etc… e cosí stasera lascio quasi a malincuore la mia enorme stanza al Byotell ***** (cinque stelle), stanza della quale ho sfruttato appena un angolo di letto, e pochi metriquadrati attorno allo stesso: hey non sono piú abituata a spazi abitativi grandi!!
Stamattina prima di uscire ho fatto una foto dalla finestra: enormi grattacieli, arterie di autostrade imbottigliate dal traffico, e cielo grigio e inquinato, ribattezzata subito Pioltello Anatolica.
Eppure Istanbul è anche questa, e forse è proprio qui la sua meraviglia.
Questa volta ho iniziato a scoprire una cittá nuova…
Ancora una volta alle elezioni è passato, benché con scarsa maggioranza, il partito di Erdogan: l’AKP, partito moderatamente islamico; eppure qua dove mi trovo nulla lascia trasparire l’imposizione della cultura islamica: le ragazze vestite bene (mediamente meglio delle spagnole…oops!), tacchi alti e truccate, se ne vanno allegramente in giro con i colleghi. In ufficio è immancabile il quadro troneggiante del ritratto di Ataturk, cosí come è immancabile il collega che di tanto in tanto entra in sala riunioni, portandoci the servito nei tradizionali bicchierini a forma di ampolla.
Con i colleghi si crea subito un clima cameratesco, simile a quello che si vive a Roma, o nel sud italia; e questo mi aiuta ad allentare un po’ la tensione perenne che sento aggrappata alle spalle per tutto il tempo della formazione.
La gente è ospitale in un modo che quando sei turista non percepisci appieno: immagini sempre ci sia un secondo fine; senza parlare di Aydin che mi chiama la sera del mio arrivo all’aeroporto per parlare con il tassista e spiegargli come arrivare al mio hotel.
Ma passiamo alla magia.
Stasera io e Aydin saliamo in macchina per passare nell’altra parte del mondo: decide di prendere un “ferry”, perché il ponte alle 8 di venerdì sera è troppo trafficato.
Ahi il porto della sponda asiatica!!! Uno dei ricordi migliori della vacanza del 2007, in cui cinque pazze del “discovery core”, accompagnate dall’immancabile marito comune (il mitico Pietro), lasciano la stazione e si avventurano su un’improbabile strada buia e deserta, per sbucare sul fantastico lungomare pieno di luci e baracchini. Qui procederanno alla cerimonia di iniziazione dei propri apparato digerente e sistema immunitario deliziandoli con il pesce del Bosforo alla griglia.
La specie di pesce mangiato rimane tutt’ora un mistero, e lo spettacolo sulla sponda opposta che si stagliava ai nostri occhi rimane ancora nitido nella mia mente.
Il traghetto è assurdamente veloce ad imbarcare fiumi di macchine, e in pochi minuti si avvia dalla sponda anatolica, verso il mondo delle favole. E certo perché è proprio questo che sembra: un’orizzonte costellato di luci abbarbicate, i palazzi e le moschee piú grandi illuminate… mi sono sempre chiesta come mai il Bosforo abbia sempre ispirato nella storia cosí tanta magia, in fin dei conti è una costa piena di belle case e monumenti importanti come ve ne sono tanti al mondo; eppure mi accorgo che non c’è una spiegazione logica per questo, se non forse il popolo turco che lo rende tale.
Nel frattempo Aydin si diletta incredibilmente a indicarmi tutti i monumenti, e a raccontarmi storie e leggende di alcuni di essi, mi spiega la cittá, le penisole e il corno d’oro, le caratteristiche della parte turistica, di quella notturna.
Dopo aver fatto il check-in all’hotel, o meglio dopo che LUI avrà fatto il check-in per me, chiedendo qualsiasi tipo di informazione e facendomi portare le valigie in camera, attraverseremo il ponte del corno d’oro, la zona di Galata e di Taksim, e ce ne andremo a mangiare nella zona moderna e notturna della cittá, ai piedi di quello che chiamano comunemente “il secondo ponte”, un ponte sospeso con la struttura illuminata che cambia magicamente colore.
È fantastico questo modo di fare al quale non siamo piú abituate noi donne emancipate dell’era moderna. Sono due giorni che tutti i colleghi mi trattano cosí, cosa che peraltro normalmente non tollero, eppure qui fa parte del tutto e io li lascio fare divertendomi un sacco. Ma ancor piú mi ha divertito Ali Arda che è stato l’unico, sgamato com’è da parte di uno che ha vissuto in mezzo mondo, ad avere la scaltrezza di chiedermi “di dove sei?”, “del sud Italia”, “allora direi che sai badare a te stessa in questo posto” scoppiando in una sonora risata J
La velocitá del viaggio in traghetto è stata tuttavia compensata dalla mezzora abbondante che perdiamo alla ricerca dell’hotel girando continuamente attorno allo stesso isolato che, misteriosamente, ad ogni giro cambiava faccia… è un labirinto infernale e paradisiaco allo stesso tempo (oddio, paradisiaco per me, Aydin alla guida del SUV, e alle prese con le continue richieste di informazioni immagino se la passi meno bene). Ormai ho imparato a memoria l’esordio del dialogo “iyi aksamlar, Arena Hotel nerede?”, segue geroglifico sonoro tra le due persone… manco i tassisti sanno spiegare dove sia la famigerata via Kuçukayasofia… uno dei essi addirittura ci da’ un indicazione di cui Aydin non si fida, e lo vediamo rincorrerci a piedi tutto affannato perché ci ha visto prendere una direzione diversa!! Io nel frattempo mi guardo intorno, sempre piú persa nel vortice del fascino della cittá vecchia, e dei ricordi di Kuçuk Ayasofia camii quel famoso luglio 2007.